Tre domande a Giuseppe Ferro, Presidente Ordine Ingegneri Torino
"TECNOLOGIE NUOVE METTONO IN SICUREZZA L’ESISTENTE"
“L'italia è un paese sismico ma non troppo, rispetto ad altri. Il patrimonio costruito, però, è spesso di bassa qualità e questo aumenta il rischio. Abbiamo un patrimonio edilizio che è vecchio e, dunque, anche più fragile. Oggi esistono tecniche per la messa in sicurezza che riducono i costi, e anche l’impatto stesso dell’intervento”, spiega Giuseppe Ferro, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Torino, esperto di sismica e sicurezza delle infrastrutture, che, insieme all’’Ordine approfondirà questo tema a Restructura il 21 novembre.
“Quando si parla di sicurezza sismica si guarda la struttura dell’edificio. Il nostro patrimonio è datato, va incontro a un invecchiamento strutturale. Per anni abbiamo pensato che il calcestruzzo fosse eterno ma non è così, il ferro si ossida e l’edificio diventa meno resistente. Questo è vero non solo per l’edilizia residenziale ma anche per quella industriale. Ci sono aziende che producono beni importanti ma lo fanno in contenitori che non sono idonei, come ha dimostrato quello che è successo in Emilia Romagna nel 2012”.
“Le strutture si possono consolidare. Un tempo non era semplice intervenire sui condomini, che sono la tipologia residenziale più diffusa nel nostro Paese. Le tecniche “classiche” richiedevano interventi invasivi anche nei singoli appartamenti ed è la ragione per cui nessuno li fece, nemmeno quando, nel 2017, il Governo si rese conto che negli ultimi 50 anni le spese per ricostruire i danni derivanti dai terremoti ammontavano a 150 miliardi di euro, circa 3 miliardi l’anno, e mise a disposizione un sisma bonus di 2 miliardi per interventi preventivi. Oggi esistono tecniche innovative che ci permettono di lavorare dall’esterno: sono degli esoscheletri che inglobano l’edificio e permettono anche altri interventi di riqualificazione come l’aggiunta di ballatoi e ascensori negli edifici che ne sono sprovvisti, oppure permettono di sostituire i tetti a falde con tetti piani che possono diventare una superficie utile per accogliere pannelli fotovoltaici o orti urbani nell’ottica di una rigenerazione sostenibile. Queste tecniche sono molto meno costose di quelle tradizionali, i tempi di intervento sono veloci. Ho collaborato a ideare un progetto di questo tipo in un edificio scolastico, a Bordighera: i costi furono abbattuti del 30% e bambini e insegnanti non dovettero lasciare la scuola durante i lavori”.
“Il problema è la consapevolezza delle persone. Siamo abituati a un’edilizia che non ha mai avuto problemi di durabilità, ma il mattone ha una vita utile diversa da calcestruzzo e acciaio. L’esistente, invece, necessita di una manutenzione costante. È eclatante il caso delle infrastrutture e dei ponti: prima della tragedia del ponte Morandi si verificano crolli frequenti, dopo quel fatto, sono diventati obbligatori certi controlli, sono state fatte ispezioni che hanno dato il via a lavori di consolidamento e demolizioni in molte infrastrutture. Questo è il grosso problema, le normative vengono scritte e applicate sempre a valle di tragedie come quella. Per esempio le Nuove Norme Tecniche (NTC) esistevano già nel 2008 ma divennero obbligatorie solo dopo il terremoto de L’Aquila. Nel testo unico dell’edilizia si parla di creare un’Anagrafe digitale delle costruzioni che serve a fotografare lo stato dell’arte di un edificio, uno strumento utile per mappare il patrimonio edilizio del paese, per programmare interventi e dare informazioni preziose a chi acquista. Il decreto per questa norma, però, non è ancora stato emanato”.