Erika Morbelli
Tre domande a Erika Morbelli, consigliera dell'Ordine degli Architetti e delegata per Restructura
"L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME FACILITATORE DELLA PROFESSIONE ARCHITETTO"
“L’Intelligenza Artificiale, se usata bene, è un acceleratore dei tempi di lavoro, uno strumento potentissimo ma di supporto all’architettura che è una disciplina che non può prescindere dagli aspetti sociali e quelli la macchina non riesce a tenerli in considerazione. I timori rispetto a questa tecnologia si superano codificando e normando l’uso dei nuovi strumenti. Del resto la nostra professione si evolve sotto molti aspetti: in Italia si comincia a ragionare su un tipo di lavoro che è sempre più collettivo”.
“L’Ai sta approdando in tutti i campi e aggiunge tasselli importanti a una trasformazione già in atto, iniziata con la modellazione in Bim. Con un progetto in collaborazione con il Politecnico di Torino abbiamo sondato le sensazioni dei colleghi rispetto a questa tecnologia. Non sono ancora tanti gli studi che usano l’intelligenza artificiale, soltanto i più sperimentali. L’aiuto che può dare nel lavoro quotidiano è soprattutto nei lavori di prima fase. È uno strumento potente di supporto per non disperdere tempo ed energie che, però, non si sostituisce al lavoro del professionista. L’architettura è una disciplina dai forti aspetti sociali che la macchina non riesce a tenere in considerazione. È sicuramente un supporto anche creativo: può suggerire degli assetti che l’architetto può lavorare e tramutare in una personale idea creativa. Non nego che questa tecnologia, come tutte le novità, abbia sollevato anche dei timori, in particolare sulla proprietà intellettuale. È chiaro che se la tecnologia viene usata male pone questioni deontologiche e rischia di ledere il lavoro retribuito dei professionisti. È uno strumento che, man mano, andrà codificato e normato. Si sta iniziando a farlo: ci vorrà attenzione in questo”.
“L’avvento di Bim prima, l’Intelligenza artificiale dopo, stanno aprendo le porte alla possibilità di avere un lavoro sempre più collettivo. È un qualcosa che all’estero succede da tempo, ma in Italia la maggior parte degli studi è ancora composta in media da 1,5 persone. A Milano, Firenze e Roma ci sono studi da oltre 80 persone, aumentano le Stp, le società tra professionisti, sono realtà che richiedono una maggiore complessità ma permettono un lavoro di qualità in tempi ridotti. È ancora molto difficile, però, costruire studi di questo tipo perché servono spazi e strumenti dal costo elevato. Stiamo cercando modalità per supportare la nascita di esperienze simili".
“Porto come esempio un tema di cui parleremo a Restructura: le barriere architettoniche. L’AI può elaborare i dati della normativa che però si limita a dire quali dotazioni sono necessarie per certificare un posto come accessibile, ma non sempre questo è sufficiente. L’ordine degli architetti ha trattato il tema in profondità con un focus group nel quale ci siamo confrontati con il mondo della disabilità per andare oltre le barriere architettoniche. È emerso come il tema sia complesso, disabilità diverse richiedono risposte diverse. A Restructura restituiremo i risultati di questa ricerca che ci impegna a cercare sempre nuove strade per progettare città a misura di qualunque disabilità. La tecnologia è comunque un alleato del nostro lavoro. Penso a un altro tema che discuteremo a Restructura, la progettazione degli spazi verdi: l’uso di un verde tecnologico, come i tetti verdi o le cortine di protezione verticale ci permettono di ridurre le isole di calore migliorando il clima e la vita di chi abita gli spazi urbani.