Michele Bonino
Tre domande a Michele Bonino, direttore del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino.
"PROGETTARE LA CITTÀ DI DOMANI"
“È finita l’epoca delle città che si espandono. Il recupero del patrimonio esistente è la sfida del futuro per avere aree urbane sempre più sostenibili. Se ne sono resi conto anche in Cina dove, fino a qualche anno fa, i concetti di rigenerazione e recupero non facevano parte dell’agenda culturale. È un’occasione enorme di lavoro. Oggi i progetti di riqualificazione dell’esistente rappresentano la parte più ampia della progettazione di un architetto. Al Politecnico di Torino sono nati corsi di formazione specifici sul riuso e la riqualificazione”.
“Sono concetti molto intrecciati tra loro, quando si progetta il riuso di pezzi di città che erano stati dismessi o che vanno ripensati per ricoprire nuove funzioni, è necessario conoscere la storia e il contesto, anche culturale, in cui sono inseriti. Qualsiasi progetto di recupero deve prendere in considerazione la storia urbana. Questo approccio vale per il nuovo ma è ancora più importante nella ristrutturazione e nel restauro dell’esistente, che in Europa - in un contesto già fortemente urbanizzato - è diventata l’attività più rilevante, molto più della costruzione del nuovo. Il riutilizzo è la prima forma di sostenibilità, un concetto che ha a che fare con la durevolezza degli interventi e con la vita degli edifici. L’installazione di pannelli fotovoltaici su un tetto di un palazzo può avere un impatto per i prossimi 10 o 20 anni, ma la scelta di ristrutturare un’area dismessa invece di consumare nuovo solo è un approccio che ha un impatto sui prossimi 150 anni di un’area urbana. Le 3R di Restructura sono, dunque, parole chiave di assoluta priorità per uno sviluppo sostenibile”
“Mentre il Giappone, seppur con storie diversissime in termini di soluzioni e approcci, ha avuto uno sviluppo parallelo al nostro rispetto a questi temi, in Cina non è stato così. Solo da pochissimi anni si è iniziato a parlare di recupero e rigenerazione di strutture industriali dismesse e di aree urbane. Per l’area di Shougang – 10 km quadrati che costituivano l'acciaieria più grande del mondo - furono studiati più piani urbani: nel 2012 l’unica strada prevista era la totale demolizione del sito, poi pian piano nacque una nuova sensibilità e nel 2017 furono presentati progetti che ne proponevano il recupero. Così l’ex acciaieria di Shougang fu riqualificata per i giochi olimpici invernali di Pechino 2022. Silos e altiforni sono stati trasformati in uffici e alberghi. La Cina, negli ultimi 40 anni, ha visto lo spostamento di 30 milioni di persone l’anno dalle campagne alla città. Molti di quei centri urbani nati tra gli anni ‘90 e gli anni 2000, costruiti in fretta e senza nessuna garanzia di efficienza energetica, oggi sono da ripensare e recuperare. Anche il governo si è reso conto di dover lanciare una rivalutazione del costruito che prima veniva ignorata. La Cina ha guardato all’Italia e a città come Torino. Progetti come il recupero del Lingotto o il Parco Dora sono diventati un modello che ha attirato delegazioni venute a studiare il lavoro fatto”.
“È finita l'epoca delle città che si espandono. Occorre chiedersi come recuperare l’esistente, non solo monumenti e edifici storici, ma anche quel patrimonio degli anni ‘50, ‘60 o ‘70 che è la vera sfida della sostenibilità. Bisogna lavorare all’interno delle città per costruire un patrimonio efficiente dal punto di vista energetico, ma anche delle sue funzioni. Sulle case popolari nate per accogliere gli operai c’è già stata molta sperimentazione, poi ci sono anche le case della media borghesia, troppo grandi e inadatte al modello della famiglia di oggi. Lo stesso vale per gli uffici costruiti tra gli anni ‘60 e ‘70. È un’occasione enorme di lavoro, anche se c’è ancora poca enfasi sul riuso: sono progetti che difficilmente finiscono sulle copertine delle riviste. Restructura può essere una cassa di risonanza per sensibilizzare anche gli esperti del settore su quanto sia importante il tema del recupero. Al Politecnico insistiamo molto sulla formazione in questo campo, sulla qualità dei progetti: sempre più studenti, anche dall’estero, scelgono questa strada di specializzazione”.