Marco Orlando
Tre domande a Marco Orlando, Direttore ANCI Piemonte
"TEMPI, RISORSE E NORME CHIARE PER IL SUCCESSO DEL PNRR"
Quando tempi, finanziamenti e norme sono chiari, i comuni hanno sempre dimostrato di fare la loro parte. Nella partita del Pnrr sono la categoria di soggetti attuatori che ha speso di più e prima. Ma in Italia abbiamo un problema di attuazione, lo vediamo per esempio con il decreto Salva Casa. Rispetto alle opere finanziate e realizzate con i fondi del Piano, ci sono macro-temi per cui il bilancio è molto positivo, altri dove, invece, è molto critico
Partiamo dal settore con la valutazione più positiva, la “scuola futura”. Sono stati previsti investimenti per il ciclo 0-6 anni, ma anche per la scuola primaria e secondaria ed è un insieme di misure che mirano alla rigenerazione degli edifici scolastici, all’efficientamento energetico e alla messa in sicurezza dell’esistente, ma anche alla creazione di nuove scuole e asili nido. Accanto agli aspetti edilizi c’è la volontà di riprogettare gli spazi didattici. Il Recovery fund ci “costringe” a ripensare l’intero sistema: viene ripensata la scuola e, con essa, anche la comunità che è fatta da educatori, famiglie, bambini e ragazzi. Il bilancio in Piemonte, a mio avviso, è molto positivo. Lo è molto meno per quanto riguarda le piccole e medie opere, un’area di intervento che sconta un problema di base: centinaia di migliaia di euro erano stati previsti come fondi sulle infrastrutture, prima che questa voce di spesa fosse inserita nel Recovery fund, un meccanismo che, invece, funziona con regole e procedure diverse, adottando concetti che prima non erano considerati dal sistema amministrativo italiano. Questo ha rallentato molti passaggi. E infatti, dopo un anno e mezzo dall’avvio del Pnrr, il Governo ha deciso di riportare le piccole e medie opere nell’alveo delle misure di finanziamento statale ordinarie con la rimodulazione dei fondi. Per queste ragioni, su questo punto, il bilancio è molto critico, nonostante il Pnrr abbia oggettivamente consentito ai Comuni, soprattutto ai più piccoli, il finanziamento di spese che altrimenti non avrebbero potuto affrontare
Sulla transizione digitale, il Pnrr ha introdotto misure interessanti con meccanismi di finanziamento a sportello. È vero però che l’esistenza dei voucher previsti dal Pnrr ha creato una sorta di bolla speculativa che ha fatto lievitare i costi. In ogni caso resta positivo il fatto che gli interventi siano stati fatti perché i comuni ne avevano bisogno. Per quanto riguarda le innovazioni come l’entrata in vigore, come obbligatoria, della piattaforma di gestione dei dati BIM, riguarda una platea tutto sommato piccola, a partire dai comuni sopra i 5mila abitanti. Non c’è dubbio, però, che l’innovazione tecnologica sia sempre la benvenuta perché qualunque processo di trasformazione digitale porta semplificazione, a meno che gli esseri umani non complichino le procedure. Bisogna, però, dire che i comuni non sono mai pronti a nessuna rivoluzione o riforma, questo vale anche per il Piemonte dove la frammentazione del territorio è elevatissima e non aiuta. Qualunque investimento in formazione non raggiunge mai l'universo dei potenziali fruitori, ed è ancora più vero nei comuni più piccoli
In italia abbiamo un problema di attuazione. Penso al decreto Salva Casa per cui, a novembre, non abbiamo ancora la modulistica per i comuni. E penso al Pnrr poiché siamo alla vigila di una legge di bilancio che dovrà prevedere tagli sulla parte corrente e i comuni attendono il prossimo anno per valutare la fattibilità di mantenere i costi di opere messe in cantiere con il Pnrr, ma per le quali il Piano non definisce i costi di gestione, lasciando questa programmazione delle risorse future in capo ai singoli stati. Alla luce di tutto questo anche la capacità di raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica dipende dai tempi e dalle fonti di finaziamento. È comunque vero che, quando tutti gli elementi sono chiari, i comuni hanno sempre dimostrato di fare la loro parte. Tra le categorie di soggetti attuatori, chi ha speso di più e prima, sono stati proprio i comuni