Tre domande a Giovanni Puglisi, Responsabile Divisione per l'Efficienza Energetica DUEE-SPS ENEA

"VERSO L’ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA EUROPEA CASE GREEN"

Dall’emanazione della direttiva EPBD IV alla sua attuazione in Italia, il passaggio non  è automatico, perché spetta ai singoli Governi recepire le indicazioni dell’Europa che non ha alcun potere sovrano sui paesi membri. Abbiamo a disposizione più di un anno per farlo. Partiamo comunque da una situazione complessa che, nel panorama europeo non trova eguali: centri storici su cui incidono vincoli paesaggistici e architettonici, un patrimonio edilizio e una proprietà estremamente frammentati che non facilitano la standardizzazione degli interventi

Il passaggio non è immediato né automatico, perché l’Italia è un paese sovrano e l’Europa non ha potere sui singoli stati che devono, invece, recepire le direttive. Alcuni aspetti sono obbligatori e dunque la trasposizione nel decreto  attuativo sarà probabilmente  automatica, ma ci sono aspetti su cui, invece, le decisioni, spettano ai governi. L’Europa indica ad esempio percentuali di risparmio da conseguire che sono, appunto, medie europee che devono essere calate nella realtà di ogni paese. La Direttiva richiede di riqualificare il 16% degli edifici non residenziali, ma non dice quali e con che criteri sceglierli. ENEA, come Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, si occupa di valutare l’impatto sul Paese di varie misura per dare all’organo decisore tutti gli strumenti per attuare la norma nel migliore dei modi. In ogni caso abbiamo più di un anno per completare il nuovo Decreto Requisiti Minimi che recepirà le indicazioni europee

La maggior parte dei nostri edifici appartiene a classi energetiche basse, abbiamo un parco edilizio vecchio che necessita di grossi interventi. Ma è difficile paragonare l’Italia al resto d’Europa e, soprattutto ai paesi più virtuosi del Nord Europa, per via delle condizioni climatiche e, soprattutto del tipo di costruito con cui dobbiamo confrontarci. In Finlandia o Germania esiste il problema del consumo energetico per il riscaldamento in inverno, in Italia dobbiamo, invece, affrontare il riscaldamento in inverno e il raffrescamento in estate.  Inoltre, sui nostri centri storici i vincoli paesaggistici e architettonici hanno un’incidenza importante rispetto agli interventi che è possibile fare, un tema che non ha eguali in Europa. C’è poi il discorso della proprietà: nel Nord Europa - dove il concetto di proprietà  della casa è meno radicato -  esistono  pochi soggetti che  possiedono un grosso numero di edifici, in genere costruzioni standardizzate. In quel contesto è più semplice progettare una riqualificazione su larga scala per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050, prevista dalla Direttiva EPBD IV.  È più difficile con un quadro come quello italiano, dove la proprietà è molto parcellizzata ed è molto complicato individuare edifici tipo per standardizzare gli interventi. Queste peculiarità rendono le norme eccessivamente restrittive difficilmente applicabili. Ma questo non vuol dire che l’obiettivo, in Italia, non può essere raggiunto: serve soltanto più tempo per individuare le strategie migliori

In generale è importante valutare se non sia necessario intervenire prima sull’involucro e poi sull’impianto. Di norma, se un edificio ha cattive prestazioni devo prima ridurre la sua richiesta energetica.  Per scegliere nel modo corretto serve  consapevolezza ed è per questo che già la passata direttiva chiedeva agli stati di prevedere programmi di formazione e informazione. ENEA è il soggetto esecutore di un progetto che è arrivato al secondo triennio di attuazione: cerchiamo di dare informazione e formazione all’utente,  ai tecnici e alle pubbliche amministrazioni per aumentare la consapevolezza sulle tematiche legate all’efficienza energetica; l’obiettivo è anche di fornire strumenti per  valutare gli interventi più adatti o se ci sia davvero bisogno di un determinato intervento. Non tutti gli edifici devono passare in classe A, sarebbe un obiettivo molto complicato da raggiungere: vanno valutati gli obiettivi e le esigenze di ogni immobile. Oggi le norme più restrittive riguardano il nuovo e gli edifici sottoposti a ristrutturazione rilevante, dal 2021 le nuove costruzioni devono essere Nzeb (acronimo di nearly Zero Energy Building, cioè edificio a energia quasi zero). La direttiva europea, però, aggiunge un tassello: non è solo una valutazione del risparmio energetico ma anche dell’impatto ambientale, i nuovi edifici dovranno infatti essere a zero emissioni

Scopri il programma dell’evento a cui parteciperà Giovanni Puglisi,  Responsabile Divisione Sistemi, Progetti e Servizi per l'Efficienza Energetica DUEE-SPS ENEA.

La riqualificazione energetica degli edifici esistenti e l’integrazione involucro- impianto